Colloquio con la presidente della FNO TSRM PSTRP Teresa Calandra: «Percorso positivo, oggi si parla di professioni sanitarie in un’accezione ampia ed inclusiva». Sugli Osteopati: «Bene emendamento al DL Milleproroghe che fissa al 31 dicembre 2022 il termine per il decreto sulla definizione dell’ordinamento didattico»
A quattro dalla legge 3 del 2018, il cui anniversario si è celebrato il giorno della sua entrata in vigore (15 febbraio), è tempo di bilanci per la Federazione dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione. Un tempo in cui la Federazione ha svolto due Congressi e ha visto crescere il peso degli oltre 200mila professionisti iscritti in rappresentanza di 19 professioni. Diverse le sfide all’orizzonte: dalla creazione del nuovo Ordine dei Fisioterapisti all’ingresso degli Osteopati, passaggi che potrebbero concludersi entro la fine dell’anno, sino alla sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con le proposte elaborate dalla Federazione e raccolte in un documento che puntano a valorizzazione il contributo fattivo di ciascuna professione. «Non è pensabile che la sanità del futuro si fondi solo su alcune professioni e non su tutte quelle che sono necessarie» sottolinea a Sanità Informazione la presidente federale Teresa Calandra, che auspica che il nuovo contratto del comparto sanità «riconosca, anche economicamente, il valore delle professioni sanitarie».
Presidente, quattro anni fa entrava in vigore la legge 3 del 2018 che istituiva la Federazione. È soddisfatta del percorso di integrazione delle 19 professioni?
«Un percorso complesso, a tratti apparentemente impossibile, se pensiamo alla diversità ed eterogeneità delle nostre professioni, ma ciò che ci ha portato sino a qui è stata la condivisione di aspettative, di progetti. Non sono mancate le criticità, ma il patrimonio più importante che abbiamo generato sono le esperienze e le relazioni. E sono soprattutto le relazioni che hanno fatto la differenza, perché stare insieme non è automatico e nemmeno facile, ma è la modalità coerente con la storia, quella che, ben prima del 2018, abbiamo scelto quando eravamo ancora Federazione dei soli dei Collegi TSRM, quella che aderisce sempre più e meglio a quella evolutiva della società, ciò di cui il Paese ha bisogno. Pertanto, sono soddisfatta del percorso che abbiamo fatto, di cui ringrazio le colleghe e i colleghi che in questi quattro anni hanno lavorato nelle e per le nostre Istituzioni».
Di questi quattro anni, due sono stati vissuti con la pandemia in corso. È stato dato il giusto riconoscimento alle vostre professioni o ancora si parla solo di medici e infermieri?
«Il primo anno di pandemia non è stato facile perché, purtroppo, l’impegno, anche in prima linea, delle nostre professioni non era conosciuto e giustamente riconosciuto. È stato necessario intervenire sui decisori, a partire dal Legislatore e sugli organi di informazione, affinché i vari provvedimenti e le notizie che si susseguivano ad un ritmo vertiginoso tenessero conto di tutti gli operatori sanitari e delle loro diverse esigenze, non sempre riconducibili a un unico modello generale. Riteniamo che questa nostra modalità abbia iniziato a funzionare, tant’è che oggi, sempre più spesso, si parla di professioni sanitarie in un’accezione ampia ed inclusiva, ed i nostri Ordini e la Federazione nazionale sono riconosciuti come interlocutori affidabili ed autorevoli verso tutte le Istituzioni».
A breve alla Federazione potrebbe aggiungersi una nuova professione, quella degli osteopati, ma potrebbero andar via i fisioterapisti. A che punto sono i due processi?
«Per gli Osteopati, di cui è già stato determinato il profilo professionale, si aspetta la definizione dell’ordinamento didattico, a cui potranno seguire l’equipollenza e l’iscrizione al relativo albo, solo per coloro che avranno conseguito titoli a seguito di idonea formazione. Pertanto, abbiamo accolto con favore l’emendamento proposto nel decreto Milleproroghe dagli Onorevoli Lorenzin e Gariglio che pone al 31 dicembre di quest’anno il termine entro il quale il Ministro dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, dovrà adottarlo. Relativamente al decreto di istituzione degli Ordini e relativa Federazione nazionale dei Fisioterapisti si aspetta solo che il Ministero della salute lo licenzi. È un atto previsto dalla legge 3/2018; sin dallo scorso autunno siamo pronti a gestire la fase di transizione».
Parliamo del rinnovo del contratto sanità: sembra che per le professioni sanitarie dell’Ordine ci saranno 400 euro all’anno di aumento. Vi soddisfa l’impianto?
«Da quanto ci risulta, non prevedendo la legge un nostro coinvolgimento diretto, è una trattativa lunga e molto complessa per le diverse novità introdotte come la revisione degli incarichi e degli ordinamenti. Per quanto riguarda la parte economica, riteniamo giusto colmare il gap retributivo che attualmente ci separa dagli altri Paesi europei, con una doppia finalità, evitare fughe dei nostri professionisti verso altri Stati e riconoscere, anche economicamente, il valore delle professioni sanitarie».
Le Case della salute potrebbero essere l’occasione per valorizzare il lavoro d’equipe tra professionisti sanitari, ma molti lanciano l’allarme: senza assunzioni rischiano di essere delle scatole vuote. Vi aspettate un investimento sul personale sanitario?
«La necessità che i nuovi modelli organizzativi puntino sin dall’inizio sulle équipe multiprofessionali è un nostro convincimento, ormai storico, riscontrabile nel documento sul PNRR che la nostra Federazione ha realizzato con il supporto delle 19 Commissioni di albo nazionali delle rispettive professioni ed alcuni esperti. Ognuna delle professioni sanitarie delle Federazione, nella sua diversità, possiede e mette a disposizione una competenza imprescindibile, quindi l’investimento sul personale sanitario deve essere fatto sulla base dei nuovi bisogni e dai nuovi modelli di équipe. Certamente la preoccupazione di un reale e sufficiente investimento sul personale sanitario c’è. Non è pensabile che la sanità del futuro si fondi solo su alcune professioni e non su tutte quelle che sono necessarie; non è ammissibile una sanità che attribuisce funzioni di una professione ad altre di minor o nulla competenza specifica, poiché questo comporterebbe, oltre che un reato a rilevanza penale, un detrimento qualitativo della prestazione agli assistiti, i cui effetti sarebbero una diretta responsabilità dei decisori». (Fonte: Federazione Nazionale Ordini TSRM e PSTRP)