Entro il 2026 per la Salute arriveranno alla Regione 650 milioni. La maggior parte dei fondi destinata alla sanità territoriale con Case e ospedali di comunità che consetiranno di riattivare vecchie ospedali chiusi con i vari piani di riordino degli ultimi 20 anni. Una nuova vita per gli ospedali chiusi. Entro il 2026 grazie a 650 milioni di euro provenienti dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Puglia potrebbe avere decine e decine di nuovi presidi sanitari che sono disseminati dal Gargano al Salento. Case di comunità e ospedali di comunità, la maggior parte dei quali realizzati in quei vecchi ospedali chiusi in seguito a tutti i piani di riordino attuati dalla Regione negli ultimi vent’anni. Ed è quasi paradossale che a spiegare le potenzialità di questo nuovo progetto in grado di curare in parte le ferite dei vecchi tagli, nella sua nuova veste di assessore regionale alla Sanità, sia Rocco Palese, ovvero l’uomo che ha rappresentato il co-autore del primo grande piano di riordino ospedaliero sotto la giunta guidata da Raffaele Fitto fra 2000 e 2005. Un piano che venne accolto da durissime proteste di piazza.
La spesa programmata
I dettagli sono stati illustrati nel corso di una seduta congiunta delle commissioni consiliari regionali Programmazione e Sanità. Per fare il punto della situazione sono stati convocati in audizione, oltre all’assessore Palese, anche il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, e le dirigenti regionali Antonella Caroli e Titti Ladalardo. Con 650 milioni di euro totali che erano stati messi a disposizione da un capitolo specifico del Pnrr, la Puglia ha la possibilità di potenziare in maniera concreta la rete della sanità territoriale. Nel dettaglio, ammonteranno a 177 milioni di euro i fondi destinati alle case di comunità e a 79 quelli destinati invece agli ospedali di comunità. Gli altri fondi serviranno per device, adeguamento sismico, digitalizzazione e altri interventi.
Le case e gli ospedali
Le case di comunità saranno grandi poliambulatori per visite e esami specialistici. Gli ospedali di comunità, invece, si occuperanno di tutta la fase post acuta delle patologie. A questi si aggiungono le centrali operative, che avranno il compito di smistare le richieste dei pazienti. Secondo le indicazioni fornite nel Pnrr, è prevista una casa di comunità ogni 40-50mila abitanti, mentre gli ospedali di comunità dovranno avere un bacino di utenza da 100mila abitanti e almeno 20 posti letto.
I progetti
L’Asl Bari ha presentato progetti per realizzare 38 case della comunità (équipe multidisciplinari, servizi infermieristici, punti prelievo, servizi di radiologia, medicina di genere) per un totale di 119 milioni di euro. I progetti economicamente più consistenti sono a Molfetta (12 milioni di euro), Giovinazzo (7 milioni), Corato (7,5 milioni), Bitonto (8,3), Altamura (11,1 milioni), Triggiano (4,5 milioni) e Modugno (6 milioni). A questi si aggiungono cinque progetti nella città di Bari per altrettante case della comunità per 12 milioni di euro. Molti dei progetti rischiano però di non essere approvati perché il bacino di utenza interessato non supera la soglia minima dei 40mila abitanti.
L’Asl barese ha presentato anche un elenco di 11 progetti per realizzare altrettanti ospedali di comunità. In questo caso ci sarebbero cinque ospedali da riconvertire (Bitonto, Grumo Appula, Monopoli, Casamassima e Noci) e sei nuove costruzioni (Ruvo, Santeramo, Bari, Modugno, Valenzano e Rutigliano). Anche le altre Asl hanno inviato in Regione schede contenenti decine di progetti per case e ospedali di comunità.
Il boom di richieste
Il primo problema è rappresentato proprio dall’alto numero di progetti. È quello che ha fatto notare in audizione il direttore dipartimento Salute, Montanaro: “C’è un numero di richieste che va oltre il valore economico assegnato alla Puglia. L’obiettivo principale è quello di distribuire assistenza in modo equo su tutto il territorio regionale”. Sembrano così inevitabili le pressioni dei vari territori e le polemiche per riattivare vecchi ospedali chiusi.
La carenza di personale
L’altro grande problema lo ha evidenziato Palese: “Se dovessero persistere le stesse indicazioni normative sulla spesa relativa al personale, ahimè, tutte le Regioni avranno problemi. Perché per poter far funzionare tutte queste strutture occorre più personale. Avremo a sufficienza medici e infermieri specialisti?”. Quel che è certo è che il programma per investire i 650 milioni di euro dovrà essere adottato entro il 28 febbraio: “Il Pnrr è un grande programma per portare a termine una ricostruzione assistenziale dopo gli errori del piano di riordino ospedaliero del 2002”, fa notare il consigliere regionale dem Fabiano Amati non risparmiando una stoccata all’assessore. E la difesa di Palese arriva a sorpresa da Fratelli d’Italia: “Ostracismo verso l’assessore. La riforma Fitto è stata bloccata dal centrosinistra”.
(Fonte: Antonello Cassano – La Repubblica – Bari)